Neverwinter Nights Wiki
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DONNA: Tieni, l'ultima raccolta di versi del tuo cantastorie preferito: questa volta si chiama, I Trilli dell'usignolo.

UOMO: Ma dici davvero o da scherzo? Allora quello s'è proprio imminchionito. All'inizio scriveva versi che, insomma, mi piacevano, davvero. Ma ora...

D: Lo so lo so, qualche volta li abbiamo letti insieme, se ricordi eh... E con insieme intendo dopo aver...

U: Lascialo in cima a quelle scartoffie. Ecco brava, lí. Accomodati dai.

D: Come vuoi. Oh, però strano quel tipo.

U: Chi?

D: Quello là ch'è uscito ora, piccoletto, e cosí magro, che un'improvvisa buffa di vento, non mi meraviglierei se di colpo lo piegasse e spezzasse; e con quelle gote pallidissime, che gli scendono incavate...

U: Ho capito ho capito, l'elfo: Solingoth. Beh, vende e compra per me, e si sposta que e là dove e quando gli comando, con un'attitudine non dico silenziosa e difilata, ma proprio irrilevante, che quasi il nostro Piedipiuma, o una Uggia, si sognano.

D: Vende e compra?

U: Frutta: mele, pere, e frutta insomma.

D: Sí, certo, certo. E poi m'è parso a una prima occhiata, come distratto, nervoso, ansioso, voglio dire i tipi che non piacciono a noi.

U: È solo apparenza, dovresti saperlo. Inoltre non è stupido; né fastidioso. Anzi legge, e parla quando ha qualcosa da dire, o vuol canzonarti, o è costretto ad aprir bocca. È strafottente e fa solo quel che gli serve. In conlusione, esattamente uno dei quei tipi che piacciono a noi.

D: E campa stando dietro a delle bancarelle, come no.

U: Lo sai, non sono fatti tuoi. E poi dovrebb'esserti paricolarmente simpatico, perché ricordo che per un certo periodo s'era dato col cuore, e non solo; a impratichirsi e smaliziarsi in certe prestazioni, con certe vacche viziose e viziate, che mi fruttarono non ricordo quanto: quel mingherlino arrivò a durare nei suoi piaceri per tante ore di fila, che seppe farsi un nome, e la felicità di centinaia di vogliose. Poi succese che, a mano a mano che le richieste aumentavano, e non solo tra le donne; andò insidiandosi e crescendo in lui una tale vergogna e contrizione, e adducendo non so che lagne; che quelli come lui erano dei signori, e che perciò non poteva perseverare in quella sorta di attività piú di tanto e con tutti, e chiacchiere cosí; che alla fine si fece indietro: lasciando un difetto che non tardai a supplire, con un vecchio nanaccio, che sapeva il fatto suo, e che ora lavora per altri; ma questa è un'altra storia. Insomma, che Solingoth venda frutta o meno, mi frutta.

D: Dici? Non terrebbe alle mie sudicerie piú che non hanno saputo fare con lui quelle... come l'hai chiamate? Insoddisfate? Voglio...

U: Vogliose, brava.

D: E poi non ho mai visto un elfo cosí sciupato, s'è messo cosí tanto in quelle, come hai detto, prestazioni; da sudar perfino il colorito?

U: È da che l'ho trovato solo e sprovveduto per una strada, e l'ho messo a vendere, ch'è cosí. Ma ti dico e t'accerto che del colorito che gli manca in faccia, una mezza tinta l'ha al cuore; a differenza tua e mia. Tira avanti sí di grimaldello in grimaldello, ma senza'aver mai trapassato un certo limite. Né mai lo farà, credo, non è quel tipo, e non mi serve che sia diverso, almeno per ora.

D: Capisco. Ma ce ne sono tanti cosí. E poi dovrebbe darsi na rasettata, in fondo non è brutto: dico, a parte il pallore e la magrezza, ha delle belle labbra, e un bel taglio d'occhi, e in questi un non so che di...

U: Gliel'hai data bene l'occhiata. Se vuoi fartelo, non starmi a dire chiacchiere, muovi il culo e vai, cosí poi mi dici se quel che t'ho raccontato su quello e sulle sue porche avventure, s'incontrano o meno, come si dice, colla realtà dei fatti. Ora ho dei clienti da sentire. Non ti ricordavo cosí frivola e fastidiosa. Va a fare il tuo lavoro dai.

D: Sei noioso. Vado.

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