Neverwinter Nights Wiki
Advertisement

Una locanda, gente di tutti i tipi, ubriachi che vociavano facendo baccano, donne che provavano a guadagnare con il loro corpo, agricoltori che parlavano di raccolti e che a ogni mezza parola mettevano trenta parolacce, e in fondo un bardo.. seduto illuminato da una candela, il suo sguardo perso vestiti trasandati.. orecchie a punta e altezza umana.. un mezz’elfo.

Beveva alternando piccoli versi incomprensibili con piccoli pizzichi sul suo liuto. Cameriere che servivano sbuffando e mandando a quel paese i soliti uomini che allungavano le mani. Una tipica realtà, una locanda fatta per gente di basso rango, poco distante da Goldenaar. Il buio e la rassegnazione a quella vita serpeggiava li come un amaro vino che ti scende per gli organi interni del proprio corpo.

E dopo un po’ una parola tira un’altra, e tutto finisce in rissa. Una vita monotona per Garrik.

Garrik: Leon passami da bere, oggi ho avuto un incidente giù in fattoria.. e devo dimenticare

Leon: Cosa ti è accaduto? * gli versa del rum *

Garrik: Stavo prendendo il raccolto, frutti ottimi una buona cosa per noi contadini, ma un gruppetto di malavitosi che passavano di li mi han assalito rubandomi tutto.. e distruggendo maggior parte del raccolto. Sono rovinato e mia moglie incinta prestò partorirà

Leon: Su Garrik non far cosi, siamo tutti amici qui.. vedrai si risolverà tutto! Ehi John Mattew Simon vero che lo aiuteremo?

Leon urlò a un gruppo di uomini che risposerò

Coro: Certo! Tranquillo! Sappiamo cosa si prova anche noi siam padri di famiglia!

Garrik si sentì sollevato, ma incerto sul futuro del figlio, condannato a una vita cosi misera.

In quel momento nella locanda entrò una donna urlando

Donna: GARRIK!!! E’ NATO!

Sentendo tali parole Garrik si alzò, non ci poteva credere, tutti i problemi sparirono e corse fuori sotto la pioggia come un pazzo.

La pioggia incessante scendeva come a volerlo fermare, pioveva cosi tanto che sembrava volesse allagare ogni cosa, il vento cosi forte che sembrava inneggiare la sua forza e voler per questo spezzare gli alberi.

Garrik arrivò alla sua casa, una capanna povera ma confortevole.

Aprì la porta di scatto, salì rapidamente le scale e entrò nella camera da letto; Entrando vide la madre di lei sorridere sporca di sangue, e la sua diletta Viril con un sorriso bello quanto il sole di primavera.

Viril: Vieni amore. Vieni a vedere tuo figlio

Garrik si avvicinò, poco a poco tese la mano, come avesse paura che fosse un sogno.. poi lo vide.. piccolo, ma con una grande voce e occhi socchiusi e scuri, lo prese in braccio e con le lacrime come un ****** non fece che dire

Garrik: Figlio Figlio Figlio ho un Figlio!!!

Lo strinse a se anzi ci provò ma la madre di Viril lo fermò

Madre di Viril: Fermo zuccone! Cosi lo ammazzi!

Garrik: oh avete ragione.. è cosi piccolo, il mio Grifis

Si avvicinò a Virgil, restarono tutta la notte svegli a mirare quel bambino frutto della loro unione.

Il giorno dopo i loro amici passarono da loro, portarono regali, ragali di poco valore molti fatti in legno, e tra essi ve ne era uno piccolo raffigurante un falco.

Il bimbo sin dai primi anni si innamorò di quella statuina, passava il tempo a giocarci, il padre lavorò duramente, voleva non gli mancasse nulla, tolse di mezzo le spese inutili e penso solo alla sua famiglia, Virgil intanto accudiva il piccolino, riempiendolo sin da piccolo di racconti e fiabe come a volerlo separare dalla sua vita di normale contadino.

Grifis crebbe, ma nella crescita iniziò a dar pensieri alla propria famiglia, tutti nella sua famiglia erano robusti, forti e vigorosi. Grifis invece no, aveva una corporatura normale, e non dimostrava di avere una grande forza, a malapena riusciva a usare una falce e spesso rischiò di uccidere chi li era vicino.

A lui piaceva leggere, documentarsi su tutto e soprattutto.. egli amava il cielo. Rimaneva le ore a vedere il cielo, prima sereno poi irrequieto come gli esseri umani.

E nei giorni sereni usciva a mirar gli uccelli volare, liberi da ogni legame, che puntavano sempre in alto e non avevano limiti.

Il padre lo osservava sempre più preoccupato, si chiedeva che cosa avrebbe mai potuto fare un bambino come lui, aveva 12 anni e non era lontanamente paragonabile ai suoi coetanei che già aiutavano nei campi.

Un giorno chiese al figlio come mai stava le ore a mirare la volta celeste.

Grifis: Perché loro sono felici, liberi e non hanno limiti.. volano sempre più in alto se sognano di andare da qualche parte lo fanno, e non hanno problemi e cosa importante non sono costretti a rimanere dove sono natiA quelle parole Garrik rimase interdetto, era palese che il figlio non voleva essere un contadino non si accontentava, e cosi gli disse

Garrik: Piccolo, ti sbagli loro hanno un limite ed è il cielo, non possono volare oltre il cielo

Grifis: E se potesserò? Nessuno glielo impedisce.. padre non sono fatto per questa vita, sai i racconti della mamma, le sue favole.. io voglio vivere, e voglio avere una vita degna di questo nome. Non mi accontento di questa vitaccia da contadino.. io sarò come quelli uccelli e volerò dritto nel mio sogno!Garrik: OH per gli dei! E sentiamo da quando e che razza di sogno avresti?

Grifis: Bhè.. sai ho visto Goldennar… è bella.. e li i nobili son trattati benissimo, hanno potere e non hanno bisogno di nulla.. hanno una bellissima vita..e la voglio anche io.. si io avrò il mio potere e diverrò come loro! Non mi guarderanno come un essere inferiore! Io…. Garrik a quelle parole gli diede uno schiaffo dicendogli di smetterla, era nato contadino e tale sarebbe morto.. e che la colpa era della madre che lo aveva educato con quelle storie, e che avrebbe dovuto occuparsi lui della sua crescita

Garrik: Sei debole, non hai il fisico di un contadino abituato a sudare nel lavoro! Svegliati e impara a vivere!

Detto questo entrò in casa, e inizio una lite con la moglie, parolacce offese… e giunserò alle mani.

Grifis rimase li scosso all’inizio, tremante di paura, i genitori uscirono e lo videro…

Insieme si resero conto di aver esagerato e abbracciandolo chiesero scusa.

Grifis annui e andò verso la falce, la prese e iniziò a lavorare…

Gli anni passarono, si fece amici quei suoi coetanei, andò a bere iniziò a frequentare le locande con i loro e suo padre. Certo non si ubriacava e fisicamente era sempre prevalentemente snello e non robusto, ma aveva una grande forza. Si allenava, trasportava il legname, raccoglieva il raccolto, il padre iniziò cosi a esser orgoglioso di lui.. Spesso Grifis si assentava,e nemmeno i suoi amici sapevano dir nulla, nessuno lo capiva a fondo.

Poi un giorno, il padre andò con i suoi 4 amici e i loro figli a caccia, una caccia piccola un passatempo…

Garrik rideva con loro, e a un certo punto Grifis e i suoi amici decisero di allontanarsi, una sfida padri contro figli.

Grifis escogitò un modo per vincere, disse ai suoi compagni di dividersi in due gruppi, in modo da poter prendere più selvaggina, più piccola, ma più facile e quindi invece di due grandi animali 10 piccoli animali, alla fine per quantità avrebberò vinto loro. La loquacità di Grifis li convinse, e cosi si divisero.

La notte stessa il Garrik e Grifis tornarono a casa, e GArrik non faceva altro che dire

Garrik: Che bambini, vi siete ritirati e i tuoi amici sono scappati ahahah.. bah siete meglio come contadini

Grifis in silenzio annuiva, stranamente soddisfatto..

Giunti a casa entrarono, Garrik mutò espressione..

Garrik: No…

La casa era a soqquadro, e davanti a se la moglie, mezza nuda vittima di uno stupro e poi uccisa con la gola tagliata, Garrik inorridito urlò disperato, poi sentì delle risate… usci e vide 3 uomini in nero..

Uomini in nero: Ci siamo divertiti, tua moglia sapeva farci davvero muahahah

Garrik: BASTARDI

Usci prendendo la falce, si scaglio contro di loro ma…. Un dardo lo colpì alla schiena.. si inginocchiò e girandosi vide Grifis con la balestra

Garrik: Figlio… cosa.. perché???

Uomini in nero: Ci ha pagati per uccidervi… chiaro no?

Garrik guardo Grifis incredulo, mentre sul viso del giovane si allargò un sorriso inquietante e gli occhi azzurri sembravano divenire assenti come un pazzo omicida

Grifis: Sciocco.. sono sei anni che medito.. Garrik: cosa?

Grifis: Io non ho mai rinunciato al mio sogno anzi.. lo voglio più di prima! Sei solo uno scemo,.. quella volta * si tocco la guancia ove ricevette lo schiaffo * io non piansi e non tremai perché litigavate.. ma perché capii che con voi vivi non avrei realizzato nulla, che me lo avreste impedito e condannato a questa sporca vita!

Garrik lacrimò contorcendosi per il dardo nella schiena

Grifis: Quel dardo è avvelenato.. morirai presto..nessuno saprà mai le mie origini, nessuno… e il prezzo da pagare per il mio sogno era rinnegare tutto e tutti, non avere legami con la mia vecchia vita, per questo mi sono allenato nei campi per divenire forte, e la sera facevo lavoretti per pagare quegli assassini, e mi allenavo nel combattimento con armi più consone a me. Ah per i tuoi amici.. li hanno già uccisi, mentre ai miei ho pensato io.. E mentre lo diceva aprì la porta del magazino, ove si videro i loro cadaveri

Grifis: Facile… una volta divisi ho sgozzato il mio compagno, e poi urlando ho portato gli altri due a venire dalla mia parte, dove avevo sistemato una bella buca la sera prima.. ci sono caduti lo sai? Dovevi vedere come era bello! Li ho bersagliati di dardi

Mentre lo diceva rideva come un matto, e si avvicinò ai suoi collaboratori mentre Garrik non riusciva più a parlare mentre i suoi occhi parlavano anche troppo.

Grifis: Bene.. ora vi darò l’altra metà come stabilito..Grifis apri la sacca che aveva a tracollo, dove vi erano circa 500 monete, tutto ciò che aveva la sua schifosa famiglia, gli uomini si avvicinarono sfregando le mani e ridacchiando nel vedere quei soldi, ma purtroppo non tutto è quel che sembra, di fatti in fondo alle monete vi era un pugnale, Grifis mise la mano dentro e contemporaneamente avvicinò la sacca ai loro visi

Grifis: Guardate e gioite.. sono tutte vostre…

Gli assassini credendosi superiori si avvicinarono, e in quell’istante Grifis tirò fuori il pugnale, e nell’estrarlo taglio la loro gola in un colpo.

Grifis: Visto a cosa serviva la mia snellezza? Ad avere buoni riflessi…

Prese i loro cadaveri e li mise nella casa, e per ultimo prese il padre, immobile capace solo di respirare.

Grifis sorridendo accese una torcia, e guardandolo disse

Grifis: Realizzerò il mio sogno a ogni costo.. e senza pietà.. da oggi il contadino muore e nasce un mercenario

Dette queste poche frasi butto la torcia in casa bruciandola, senti solo urli soffocati del padre, e la sua vecchia casa bruciare completamente con il magazino. Grifis si voltò e andò verso la sua nuova vita, si portò dietro la statuina di quell’uccello, e avanzando con i suoi capelli bianchi color platino slegati al vento si avviò verso un destino che si sarebbe fatto da solo, e dove nessuno lo avrebbe più guardato come un semplice zappatore.

Advertisement